martedì 29 giugno 2010
Frammenti
Spesso penso ai disagi che provavo un tempo, ben prima che imparassi a riversare ciò che sentivo nel disegno e nel racconto.
Probabilmente, si trattava di percezioni amplificate. Suoni, ma soprattutto immagini.
Troppe, immagini. Come fotogrammi.
Tutt'oggi non riesco ancora a ricordare precisamente come si susseguissero. Ciò che capivo, nonostante i pochi anni che avevo addosso, era semplicemente che in quei momenti era come se mi sentissi "malato".
Soprattutto, una persona che subisce così spontaneamente e improvvisamente un malessere del genere, non può che finire per sentirsi "diversa".
Questo è stato uno dei primi elementi che abbia mai condizionato il mio modo di essere.
Ad ogni modo, erano come sfalsamenti, ripetizioni...di immagini. Come se ciò che vedessi in quell'istante proseguisse e venisse visto e ascoltato da una decina di prospettive differenti, a differenti sbalzi temporali. Tutto il visibile, era amplificato, così come la luce ed il colore.
A volte gli sfalsamenti erano continui e faceva talmente male che mi chinavo a terra tenendomi lo stomaco. Lo ricordo ancora molto chiaramente.
Era come se ci fosse qualcosa che non lavorasse a dovere. Una malattia della mente?
O forse, c'era qualcosa che lavorava "troppo". In entrambi i casi, si trattava di un qualcosa che mi avrebbe portato ad un punto di non ritorno. Oppure, mi avrebbe arricchito nel momento in cui avessi imparato a conviverci.
Questo lo capii successivamente. Se chi mi conosce oggi mi avesse conosciuto 10-15 anni fa, avrebbe visto una persona completamente differente. Probabilmente avrei finito per allontanarli.
Eppure, da altri punti di vista, è rimasto tutto come allora. Tutto si trasforma, niente si cancella.
Tutt'ora, quando mi guardo allo specchio, vedo due occhi stanchi. Come se avessi addosso tanti e tanti anni in più a quelli che effettivamente possiedo. In momenti come questo, ripenso a quegli istanti di malessere, e finisco per capire un pò di più il perchè dei miei occhi stanchi.
Da un lato, forse è una ricchezza.
Tuttavia, quando penso in questo modo, non posso far altro che provare anche una profonda, smisurata tristezza.
Come se qualcosa, inevitabilmente, mi fosse stato rubato.
In realtà, comunque, credo che coloro che condividono con me lo stesso mondo, la stessa "dimensione" interiore, abbiano tutti provato esperienze del genere.
Avrò impiegato quasi 20 anni per raggiungere una forma di equilibrio. Tuttavia, sono contento del punto in cui sono arrivato, perchè, se non altro, ci sono arrivato da solo.
Beh, tranquilli eh. Fino a prova contraria il post non si intitola "rivelazioni di un serial killer dalla mente perversa". Potete considerarmi ancora decisamente normale, ahah.
Ho solo voluto rendervi partecipi di una mia particolare dimensione di vita, visto che questa riguarda la mia sfera "artistica". Tutto qui.
Godetevi anche il video di Kokia, sopra. Ho sempre quasi "odiato" il genere musicale made in japan, con qualche eccezione per le colonne sonore.
Tuttavia, nonostante non mi piaccia nemmeno il suono del giapponese sulla musica, Kokia ha qualcosa di magico che ti rapisce.
Oltre ad avere una tecnica vocale pazzesca, chiaramente.
Enjoy and Take care :)
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E' quello che ti avevo fatto sentire! :D
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